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  • Immagine del redattoreDanila Properzi

Il Ramo di Mandorlo


Siamo ai primi di marzo e fa ancora freddo. In Italia diciamo che marzo è un po' pazzo perché alterna giornate tiepide di cieli azzurri e un bel sole, con giornate di pioggia e vento freddo, e a quanto pare anche quest'anno è così. L'inverno ci sta per lasciare ma gli alberi sono ancora completamente spogli. Ma ecco che in questa apparente desolazione proprio in questo periodo un albero fa sbocciare i suoi fiori: il mandorlo.

È un albero che proviene dal continente asiatico ed è riverito in molte culture, viene citato nella Bibbia 10 volte ed è il primo a fiorire in Israele. Fin dall'antichità, il mandorlo è stato un simbolo di promessa proprio per la sua precoce fioritura.

C'è un verso biblico molto interessante e molto intrigante riguardo proprio al mandorlo. È un verso che cita le parole di Dio, nello specifico è una domanda che Dio fa al profeta Geremia:

Poi la parola dell'Eterno mi fu rivolta, dicendo: «Geremia, che cosa vedi?». Io risposi: «Vedo un ramo di mandorlo». L'Eterno mi disse: «Hai visto bene, perché io vigilo sulla mia parola per mandarla ad effetto». (Geremia 1:11,12)

Che strana associazione di idee, cosa c'entra un ramo di mandorlo con il vigilare sulla sua parola? Certamente nella nostra lingua 'mandorlo e vigilare' non hanno niente a che fare l'uno con l'altro. Per capire il senso di questa domanda e trovare l'insegnamento che vi è dietro occorre andare alla lingua originale, ossia all'ebraico.

Caratteristica dell'ebraico, come delle altre lingue semitiche, è la radice: un morfema (il più piccolo elemento di una parola o di un enunciato dotato di significato che non possa essere ulteriormente suddiviso) in genere triconsonantico, dal quale vengono derivate parole riconducibili a uno stesso campo semantico.

Per esempio dalla radice aman (supportare, confermare, essere fedele) derivano le parole aman (artista, artigiano), amen (veramente, così è), omen (fedeltà), neeman (fedele), amanut (arte), emet (verità).

Chiarito questo, torniamo al verso in questione.

Il Signore richiama l'attenzione del profeta su un ramo di uno specifico albero. La parola mandorlo in ebraico è shaqad (shaqedim al plurale) e lo troviamo scritto così: שׁקד.

Shaqad deriva dalla radice shaqad (scritto allo stesso modo) che vuol dire: svegliare, essere attenti, vigilare.

Cercando di far capir meglio, la frase nel libro di Geremia sarebbe così: Vedo un ramo di shaqad (mandorlo) - hai visto bene perché io shaqad (vigilo) sulla mia parola per mandarla ad effetto.

Quando trovo queste perle sorrido sempre. Ogni volta mi sorprendo dell'intelligenza di Dio, della Sua didattica, del Suo modo di insegnare giocando con le parole.

Adesso è molto più chiara l'associazione tra mandorlo e vigilare. Il mandorlo deriva dalla radice vigilare proprio perché sono "alberi vigilanti" ossia alberi che per primi osservano l'arrivo della primavera.

Sono i primi che dal freddo dell'inverno annunciano l'arrivo della bella stagione. Dio dice che anche Lui vigila, ma non su una persona, su una nazione o sulla Terra; il suo vigilare, questa sua attenzione sollecita e assidua, questo suo vegliare è sulla Sua Parola affinché si compia.

E non ha mai smesso di farlo.

L'erba si secca, il fiore appassisce, ma la parola del nostro DIO rimane in eterno. (Is 40.8; 1Pi 1.24)

Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. (Mt 24.35)

Posso non fidarmi delle parole dell'uomo, posso non contare sulle promesse che qualcuno mi ha fatto, posso credere che il tempo cancelli le parole che qualcuno mi ha detto, ma non posso in alcun modo dubitare che la Parola di Dio si avveri, perché anche se vivessi un momento di dubbio, devo ricordami che Dio stesso shaqad, vigila, sulla Parola che Lui ha lanciato affinché compia il suo proposito.

E oggi diventa sempre più vitale sapere cosa Dio ha detto.

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