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  • Immagine del redattoreDanila Properzi

A PASQUA NON UCCIDO!


Premetto che non scrivo questo articolo perché sono vegetariana o una instancabile protettrice degli animali, ammiro chi lo è, ma il motivo che mi spinge a scrivere questo articolo è prettamente cristiano. È il desiderio di far luce su una tradizione usando come base la Bibbia, UNICA e ASSOLUTA autorità in ambito cristiano.

Il titolo che ho dato a questo articolo prende spunto proprio dai tanti post che in questo momento stanno invadendo le pagine dei social network che, in vista della Pasqua, cercano di sensibilizzare l'opinione pubblica riguardo a questa inutile mattanza.

Guardando i vari commenti, di chi invece è a favore, denoto che come "scusa" usano proprio la figura di Cristo, dicendo, un esempio tra tutti: "L'agnello è visto come la rappresentazione ed incarnazione dell'anima candida di Gesù risorto che ci ha salvati col suo sacrificio: Pasqua di Resurrezione. Dalle origini Ebraiche è visto come il sacrificio per la salvezza dall'Egitto perché grazie al sangue dell'agnello sulle porte degli ebrei l'ultima (la decima) piaga è passata oltre uccidendo solo i primogeniti Egiziani." Basandosi su questo avvallano la loro tradizione secondo cui mangiare l'agnello ricorda il sacrificio di Cristo.

Giusto... in parte. Perché una parte manca, ed è quella fondamentale.

Ogni festa, ogni comandamento, ogni tradizione istituita da Dio (ripeto: da Dio e non dagli uomini), ha come scopo finale quello di puntare in direzione del Messia che sarebbe venuto a redimere l'umanità. L'agnello rappresenta per eccellenza l'animale mansueto il quale viene condotto al macello come sostituto dell'uomo, simbolo del Cristo che sarebbe venuto in carne e ossa come sostituto di ogni essere umano, per questo Giovanni Battista al vedere Gesù esclama: "Ecco l'agnello di Dio che toglie il peccato del mondo!" (Gv 1.29).

Ecco la simbologia che si trasforma in realtà, ecco il compimento eccelso, unico, totale e assoluto del comandamento pasquale.

Nella lettera agli Ebrei (NT) si legge quanto segue

"Ma Cristo, essendo venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso un tabernacolo più grande e più perfetto non fatto da mano d'uomo, cioè non di questa creazione, entrò una volta per sempre nel santuario, non con sangue di capri e di vitelli, ma col proprio sangue, avendo acquistato una redenzione eterna. Infatti, se il sangue dei tori e dei capri e la cenere di una giovenca aspersi sopra i contaminati li santifica, purificandoli nella carne, quanto più il sangue di Cristo, che mediante lo Spirito eterno offerse se stesso puro di ogni colpa a Dio, purificherà la vostra coscienza dalle opere morte per servire il Dio vivente!" (Ebrei 9.11-14).

Non più simboli ma realtà: Cristo che diventa agnello sacrificale UNA VOLTA PER TUTTE.

Dal momento della Sua resurrezione in poi: NON SONO PIÙ NECESSARI SACRIFICI.

Gli unici che osservano ancora oggi questo comandamento sono gli stessi ebrei poiché non riconoscono in Gesù il Messia che doveva arrivare e visto che lo stanno ancora aspettando, nella preparazione del Sèder, tra le erbe amare e gli azzimi c'è anche l'agnello (le indicazioni per la Pasqua ebraica nella Bibbia si trovano in Esodo cap.12).

Come posso quindi, io che dico di essere cristiano, celebrare la Pasqua? Semplice. Basta seguire esattamente le indicazioni che Cristo ci ha lasciato nei Suoi Vangeli la notte prima di essere arrestato, ossia la notte prima del sommo sacrificio pasquale.

"Poi prese il calice, rese grazie e disse: «Prendete questo e dividetelo fra di voi, perché io vi dico che non berrò più del frutto della vigna, finché il regno di Dio sia venuto». Poi, preso il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate QUESTO in memoria di me». Così pure, dopo aver cenato, prese il calice dicendo: «Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue, che è sparso per voi." (Luca 22.17-20).

Ecco quindi il pasto che per eccellenza rappresenta il ricordare Cristo per celebrarlo: PANE E VINO. Il pane, che rappresenta il Suo corpo dato in sacrificio per noi, e il calice con il vino, che rappresenta il sangue che versato fino all'ultima goccia per sigillare la Nuova Alleanza.

Non ha più senso oggi immolare un agnello, perché il motivo per cui questo comandamento (che non è una tradizione) è stato dato si compie una volta per tutte con il sacrificio eccelso di Cristo! L'agnello che doveva venire è arrivato ed è stato immolato, ed il suo immenso sacrificio è SUFFICIENTE e POTENTE per salvare ancora oggi tutti coloro che credono il Lui (Giovanni 3.16).

Ma le tradizioni sono davvero difficili da abbattere... Sono così radicate nell'essere umano che a volte superano il raziocinio stesso e peggio ancora superano le parole di Cristo. Ciò che è stato istituito dall'uomo troppo spesso va ben oltre, e il più delle volte annulla anche, ciò che invece è stato istituito da Dio.

Alla luce di ciò non posso certo obbligare una persona a non mangiare l'agnello, ma posso sicuramente mostrarle, alla luce della Bibbia, e non di un mio pensiero o una mia opinione, che se vuole farlo è per un desiderio carnale, un desiderio umano, o per una osservare una tradizione per la quale non ci si fanno più domande, e non un'osservazione di un comandamento divino.

Onorare Cristo, onorare il Suo sacrificio è qualcosa che si fa GIORNALMENTE osservando la Sua Parola (Giovanni cap.15), il resto è tradizione e vanità che a nulla serve.

Farsi domande e operarsi per cercare le risposte è la chiave per la sapienza e la salvezza.

Detto ciò, non mi resta altro che augurarvi Buona Pasqua!

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