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  • Immagine del redattoreDanila Properzi

Ribaltando i "Purim"


Benedetto sii Tu, o Signore, D-o nostro, Re del mondo che ci ha santificato con i tuoi precetti e ci ha comandato la lettura della Meghillà.

Benedetto sii Tu, o Signore, nostro D-o, Re del mondo che ha compiuto miracoli per i nostri padri, in quei giorni, in questo periodo.

Benedetto sii Tu, o Signore, nostro D-o, Re del mondo che ci ha fatto vivere, ci ha mantenuto e ci ha fatto giungere a questo momento.

Benedetto sii Tu, o Signore, nostro D-o, Re del mondo, D-o che contende la nostra causa, ci rende giustizia, fa la nostra vendetta, ripaga secondo le loro azioni tutti i nostri nemici, castiga per noi i nostri avversari. Benedetto sii Tu, o Signore che castiga per il suo popolo Israel tutti i suoi avversari, D-o che porta salvezza.

Queste sono le benedizioni, le beraqòt, che devono essere lette nel giorno di Purim.

La festa di Purim ricorda un fatto accaduto circa 2500 anni fa in Persia durante il regno di Assuero. Si racconta nella Meghillàt Estèr, nel rotolo di Ester, uno dei libri della Bibbia, che Hamàn, il perfido consigliere del re, voleva sterminare tutti gli ebrei del regno: uomini, donne e bambini. Per intercessione della regina Ester, una giovane ebrea che era diventata moglie del re nascondendo la propria origine ebraica, e di suo zio Mordechai, che era il capo della comunità ebraica, gli ebrei vennero salvati e i responsabili della tentata "soluzione finale del problema ebraico" furono puniti. A ricordo dello scampato pericolo fu istituita la festa di Purim, che letteralmente significa "sorti", perché il giorno stabilito per il massacro era stato estratto a sorte dal perfido Haman.

La festa è caratterizzata da uno spirito estremamente gioioso: sia la sera che la mattina si legge pubblicamente la Meghillàt Estèr, scritta a mano su uno speciale rotolo di pergamena; si fanno doni ai bisognosi; si inviano cibi e bevande in regalo agli amici; si partecipa a uno speciale banchetto festivo in cui si beve vino a volontà e i bambini usano mascherarsi a ricordo del ribaltamento delle sorti.

Purim è una festa contraddistinta da una dimensione molto materiale, in cui manca un rituale religioso specifico, come esiste invece per le altre feste comandate dalla Bibbia. È una festa mascherata in tutti i sensi: sia perché ci si maschera, ma anche perché la dimensione spirituale è, per così dire, "mascherata", nascosta.

Il nome stesso "Ester" è di origine persiana e significa "stella". È il nome che Hadassah, cugina di Mardocheo, sceglie per entrare nella corte del re e non far scoprire le sue vere origini. Ma il nome ha un segreto. Viene infatti dall'ebraico satar - סָתַר - nascosto, nascondere. Il rotolo di Ester è in ebraico: meghillat Ester e meghillat deriva dal verbo "ghelah" che vuol dire: rivelare. Ecco che questo libro rappresenta "la rivelazione del nascondimento", è infatti l'unico libro dove non appare mai il nome di Dio, ma dove il Signore è rivelato attraverso la fedeltà di Ester.

Compito dell'uomo è quello di cogliere l'intervento di Dio non tanto nelle dieci piaghe o nell'aprirsi del mare, quanto piuttosto negli eventi di ogni giorno, poiché un'eccessiva enfasi sull'attività miracolosa di Dio può farci dimenticare che la Sua presenza è in ogni luogo.

Durante lo srotolamento del rotolo di Estèr ci viene gradatamente rivelato ciò che è avvolto e nascosto. Dio si rivela una guida così silenziosa e invisibile, che la Sua reale partecipazione agli eventi dell'uomo può anche essere messa in discussione.

Molti eventi sembrano farci rivivere la storia del libro di Ester, dove Dio sembra essere completamente assente. Per questo motivo i rabbini, dalla storia di Purim, comprendono che sta all'uomo cercare la presenza divina nella storia, anche quando l'oscurità è divenuta più fitta, o quando la disumanità della maschera rischia di trasfigurare il volto umano.

Quando Haman getta le sorti del popolo ebreo, Ester è già regina e vive nella reggia in mezzo agli agi e l'ultima cosa che vorrebbe è mettere a rischio la propria vita. Ma lo zio la riprende.

"Poiché se in questo momento tu taci, soccorso e liberazione sorgeranno per i Giudei da un'altra parte; ma tu e la casa di tuo padre perirete. Inoltre chi sa se è proprio per un tempo come questo che tu sei pervenuta alla regalità?". (Ester 4:14)

Ester vive la sua quotidianità, finché gli eventi intorno a lei e le parole dello zio ad un certo punto la svegliano, la scuotono e lei prende coscienza della sua situazione e di quella del popolo che ama. Così indice un digiuno di 3 giorni.

Il digiuno non è una dieta spirituale, ma un momento in cui si mette da parte tutto ciò che è carnale e materiale e ci si concentra totalmente in Dio. È un momento di profonda introspezione e ricerca.

Ester di fronte a questo grave pericolo cerca Dio, la Sua guida, la Sua direzione.

Quando termina il tempo del digiuno Ester ne esce trasformata. La morte non la spaventa più, prende coraggio e ribalta le sorti, i Purim, di Israele.

Un uomo ed una donna cambiano le sorti di un intero Paese.

Il Dio nascosto che si manifesta attraverso l'obbedienza di una donna e di un uomo.

Viviamo in un tempo in cui davvero sembra che Dio non ci sia, che sia nascosto. E come se vivessimo nella pelle quello che Dio disse:

"In quel giorno io nasconderò certamente la mia faccia a motivo di tutto il male che hanno fatto, rivolgendosi ad altri dèi." (Deuteronomio 31:18)

Dio nasconde la Sua faccia, ma la storia conferma che è pronto ad andare in soccorso di coloro che lo cercano con tutto il cuore.

"Mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il vostro cuore." (Gr 29.13)

Il destino di Israele era spacciato. Secondo il decreto emanato dal re, gli ebrei non avrebbero avuto neanche il diritto di difendersi. Il nemico si è divertito a giocare a sorte con il popolo di Dio e Dio, attraverso Ester, ha ribaltato queste sorti.

Ma non c'è liberazione, non c'è redenzione senza una sincera e profonda conversione.

Dio ha reso disponibile la redenzione per ogni uomo. Ma questa redenzione diventa reale nella vita di una persona solo e soltanto attraverso la Teshuvàh - conversione.

I punti principali per fare Teshuvàh sono l’individuazione del peccato, la decisione d’abbandonarlo e il confessarlo, facendo conseguire alla decisione anche l’azione.

Il libro di Ester parla di liberazione, di speranza, della distruzione del nemico morto con le stesse sue armi, ma parla anche di presa di coscienza. Sapere chi si è, qual è il proprio ruolo, e che il ruolo che abbiamo richiede responsabilità. È bello essere regine e re. Ma a questa regina è stato richiesto un atto di coraggio, una totale devozione, un impegno serio e solo dopo è arrivata la liberazione.

"Noi siamo cooperatori di Dio." (1Co 3.9).

La mano potente di Dio arriva, e non necessariamente con le acque del mare che si aprono, un brivido sulla schiena o l'apparizione di un angelo.

Arriva in maniera decisa ma la maggior parte delle volte sarà avvolta dalla quotidianità. Riconoscere Dio anche nei fatti giornalieri è rendere Dio grande e presente nella nostra vita.

Shalom e... Chag Purim Sameach!


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