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  • Immagine del redattoreDanila Properzi

La storia di Zaccheo #3 - CRITICARE


"Poi Gesù, entrato in Gerico, l'attraversava; ed ecco un uomo, chiamato Zaccheo, il quale era il capo dei pubblicani ed era ricco. Egli cercava di vedere chi fosse Gesù, ma non poteva a motivo della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e salì su un sicomoro per vederlo, perché egli doveva passare di là. E, quando Gesù arrivò in quel luogo, alzò gli occhi, lo vide e gli disse: «Zaccheo, scendi giù subito, perché oggi devo fermarmi in casa tua». Ed egli scese in fretta e lo ricevette con gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano, dicendo: «Egli è andato ad alloggiare in casa di un uomo peccatore». Ma Zaccheo si alzò e disse al Signore: «Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri e, se ho defraudato qualcuno di qualcosa, gli restituirò quattro volte tanto». E Gesù gli disse: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anche costui è figlio d'Abrahamo. Perché il Figlio dell'uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto»." (Luca 19.1-10)

Come abbiamo visto nei precedenti articoli, nella storia di Zaccheo ci sono 3 protagonisti: Gesù, Zaccheo e la folla. Zaccheo è colui che ha saputo osare e andare oltre i pregiudizi, Gesù è colui che ha risposto al coraggio di Zaccheo e ha teso la mano per aiutare, la folla, come vedremo qui di seguito, di fronte a questo accadimento ha aperto la sua bocca per criticare.

Di fronte a determinate situazioni, di fronte a determinati atteggiamenti, di fronte a determinate persone abbiamo almeno due scelte: aiutare o criticare.

Beh… le statistiche mostrano che la maggioranza opta per la critica. E la storia di Zaccheo è la prova: uno aiuta (Gesù), tutti gli altri criticano.

Aiutare richiede uno sforzo, un impegno, una dose di compassione, richiede uscire dai propri limiti e pensieri e farsi guidare da Cristo "a dispetto di". A dispetto di ciò che vediamo, a dispetto di ciò che ci hanno detto, a dispetto di ciò che penseranno di noi.

Criticare non rappresenta nessuno sforzo, si tratta solo dar voce a ciò che si vede, elencare con fare saccente e da un buon piedistallo (auto-eretto) quello che crediamo sia sbagliato. Nella critica non c'è voglia di aiutare ma solo quella di mostrare che si è nel giusto mentre gli altri no. Si fa fatica a relazionarsi con questo tipo di persone. Non c'è compassione, apertura, umiltà o amore nel loro atteggiamento ma solo molto orgoglio: "Non dovrebbe parlare così, non dovrebbe andare lì, non dovrebbe fare questo." Si sminuisce il prossimo e le sue scelte e ci si arroga il diritto di sapere cosa sia giusto e quale sia la verità, e la stragrande maggioranza delle volte senza neanche conoscerne la storia.

Non accettiamo i limiti dell'altro perché in realtà non accettiamo i nostri. La critica continua non è altro che questo: è proiettare sull'altro una parte di noi. Se guardassimo bene attentamente dentro di noi ci accorgeremmo che quelle persone che noi critichiamo sono portatrici di caratteristiche che noi stessi non ammettiamo di avere. Molte delle persone che si dedicano a criticare gli altri cercano semplicemente di distrarre la loro mente dal disagio esistenziale che stanno vivendo. Criticano gli altri per non essere costretti a criticare se stessi e non dover prendere delle misure per risolvere i loro problemi, quindi si limitano a guardare la pagliuzza nell'occhio altrui, ignorando la trave che c’è nei loro occhi.

Se ci rivediamo in questo tipo di persone, quelle che stanno continuamente col dito puntato pronto a bacchettare e a sottolineare ogni minimo difetto di chi ci sta accanto senza lasciargli aria, allora fermiamoci, riflettiamo: cosa farebbe Gesù al posto nostro? Terrebbe quel dito puntato o aprirebbe le altre dita e stenderebbe la mano per aiutare? Avrebbe quel tono saccente e totalitario o condirebbe il suo parlare con il giusto sale e con amore?

Da notare che coloro che nella storia di Zaccheo hanno mormorato e criticato, non sono venuti a sapere il fatto da terzi, ma erano lì presenti, camminavano col Cristo, stavano insieme a Gesù, o meglio... credevano di camminare con Lui e di stare con Lui, ma come è scritto:

"La bocca di uno parla dall'abbondanza del cuore." (Luca 6.45)

Ossia le loro parole hanno rivelato il loro cuore.

Ma se Gesù davvero è nel tuo cuore allora quel cuore cambierà in meglio e pensieri del genere non faranno più parte della tua vita, perché sarai occupato a migliorare te stesso e davvero non avrai tempo per criticare il tuo prossimo.

Il dio dei farisei è un generatore di sensi di colpa. Fa leva sui comandamenti, impone regole, detta condizioni, e senza pietà alcuna, separa i buoni dai cattivi secondo meriti o demeriti. È un dio che se la lega al dito, tiene scritto nel suo libro nero ogni minimo particolare della nostra vita, originando così paure, depressione, comportamenti compulsivi.

Il Dio di Gesù invece è un generatore di libertà interiore. È talmente "ben risolto" che non ha bisogno di sminuire il prossimo per sentirsi grande. Noi siamo fatti a Sua immagine e somiglianza, ma riflettere la Sua immagine è una scelta quotidiana.

Allora scegliamo: cosa vogliamo generare nel nostro prossimo? Sensi di colpa oppure vogliamo esortarlo al punto che lui stesso possa vedere il proprio cambiamento?

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